STUDIO IN TRE ATTI + UNO/PROJECT IN THREE ACTS PLUS ONE
Con/With
Barbara Petti, Andrea Lorena Cianchetta
Sound Design
Kein
Assistente regia/Director assistant
Michele Mariano
Regia, scene, luci e costumi/direction, sets, lights and costumes
Nicola Macolino
Produzione/production
Abraxas Lab
Partner
Lac_Palladino Company
5/6 gennaio/Juanary 2017
c/o Palladino Company (Campobasso)
SU UNO STUDIO… DAL DOGMA DI NICOLA MACOLINO
Recensione di Michele Paladino
“Reinventare il reale come finzione, perché il reale è scomparso dalla nostra “vita”. Jean Baudrillard
Esistono forze, percezioni non riconducibili in un insieme comune. La finzione o uno “studio” sulle stesse fa si che queste entità misteriose vengano “rifondate” , “trasformate” in una nuova realtà post_umana. Dell’avanguardia enigmatica di questo “Dogma” in cui ogni segno , ogni “codice corporale” oscilla incessantemente tra gesto artaudiano, in cui il testo viene soggiogato “clinicamente” in pratica officiante da un corpo che ha ancora da venire (i significanti si rincorrono fino a perdersi in un “vortice” incontrollabile..) e gesto deleuziano nella misura in cui il “corpo” in chiave balbettante, balbuziente esprime le pulsioni di un’immagine disarcionata d’ogni luogo comune. L’immagine spaesata dell’attrice/della performer evoca il calco d’una crisi del pensiero. Come in un “set” cinematografico ridotto al grado zero si snoda la “scena” articolata dal tessuto sonoro di KEIN capace d’un dissolversi continuo ed incerto nelle gestualità teofaniche delle due attrici Barbara Petti e Andrea Lorena Cianchetta. L’ardore visionario di Nicola Macolino porta lo spettatore ad un continuo smembramento, spostamento della visione “sociale” in un continuum spazio/temporale nel modo in cui l’intuizione attraverso dettagli, “forme” del reale rievocano caratteri di una crisi (violenta, patologica) irrimediabile dell’Occidente. Lacan affermava che il reale è ciò che resiste al potere dell’interpretazione per dipiù il reale non coincide con la realtà poiché la realtà tende ad essere il velo che ricopre l’ asperità scabrosa – “inemendabile” – del reale. L’indagine sulla perdita e sullo scarto in “Dogma” sonda lo “stato di emergenza” dell’essere umano esplorando, anche esteticamente, quel “Mito”, quella “forza vitale” minata dall’estetica “logico-razionale” comunicativa tra gli individui. In “scena” vengono impersonate sotto forma di processo iniziatico le “figure” dualistiche di “genere”: ierofanie post-moderne di un “mondo” da rifare. Il teatro di Macolino risulta teatro tellurico, oggetto “arcaico “di una “realtà” profana, rara immagine del “reale”. Teatro, “rappresentazione” occidentale di un “uomo nuovo”…lo spettatore è avvisato: è al centro del bersaglio.